Come la mente influisce sulla salute cardiaca: la cardiofobia e il “diario del cuore”

Cuore e cervello sono fisicamente connessi e l’uno può peggiorare il funzionamento dell’altro. Vediamo in cosa consiste la cardiofobia, come
può nascere e cosa fare per contrastarla

Mente e cuore parlano e si influenzano a vicenda. E non solo metaforicamente, come capita spesso in poesie o canzoni, ma anche a livello fisico: «Il cervello dalla corteccia si collega a un network neuronale molto diffuso e piuttosto complesso. Questo network neuronale, a sua volta, si collega a livello del midollo
allungato sia ai nuclei simpatici che ai nuclei parasimpatici attraverso delle fibre postgangliari. I nuclei simpatici, attraverso un collegamento gangliare nella colonna vertebrale, si collegano al ganglio toracico e ai gangli intrinseci del cuore», spiega la professoressa Maria Cristina Gori, docente di Neurologia presso
l’Università Sapienza di Roma. «Tutti questi gangli e intrecci vanno a innervare i vasi attraverso il plesso coronarico. Formano così un vero e proprio viluppo, in cui tutte le fibre si mischiano tra loro, creando un plesso sinciziale intorno ai vasi e andando a influenzare la componente elettrica del cuore e la parte
contrattile del muscolo cardiaco. Tutto ciò accade tramite l’azione di venti-venticinque neuromediatori diversi, che interagiscono tra loro».
Quella fin qui descritta è la cosiddetta connessione discendente. Per quanto riguarda, invece, la connessione ascendente, «il network neuronale attraverso il sistema simpatico risale dai gangli toracici e fa gli stessi relais in senso inverso. In questo modo, il cuore informa il cervello di quello che succede. Quindi,
l’effetto descritto non si sviluppa lungo l’asse cervello-cuore, bensì lungo quello inverso cuore-cervello. La stessa cosa avviene a livello dei gangli intrinseci del cuore, che vengono informati dalla periferia su ciò che accade e, successivamente, procedono per una mediazione attraverso un circuito di feedback locale, con il sistema parasimpatico ascendente che risale verso il cervello attraverso il ganglio nodoso». Appare dunque certo che cuore e cervello sono, da un punto di vista funzionale, organi comunicanti. Ma in
che modo il cervello può influenzare, in maniera negativa, il comportamento del cuore e viceversa?

Che cos’è la cardiofobia e come può essere gestita
La cardiofobia è un tipo di ipocondria molto particolare. Mentre il paziente ipocondriaco vede, in qualsiasi segnale proveniente dal suo corpo, il sintomo di una qualunque malattia, il paziente cardiofobico ha paura di subire un’aritmia maligna, un infarto oppure un ictus. Ciò comporta che il soggetto vive ogni segnale associabile all’area cardiaca (un’extrasistole, una tachicardia legata all’attività fisica o un dolore in area toracica, un capogiro, ecc.) come l’emergere di un pericolo imminente. A causa di questa percezione di paura, nel paziente si attivano i meccanismi dell’ansia che, a loro volta, aumentano i parametri
neurofisiologici e la sensazione dei sintomi. Il paziente si infila così in una spirale viziosa di ansia, che può sfociare in un attacco di panico conclamato.

Come gestiscono i pazienti cardiofobici le paure?
Le strategie attuate dai pazienti cardiofobici per gestire le loro paure sono diverse:
•Controllare compulsivamente la frequenza cardiaca: i pazienti arrivano a misurare la propria frequenza cardiaca decine di volte al giorno, ogniqualvolta non si sentono bene, oppure per assicurarsi che tutto stia andando per il meglio. In questi soggetti, il solo fatto di controllare il polso può riavviare la spirale di ansia;
•Evitare l’attività fisica: si va dalla scelta di evitare la palestra fino, nei casi più gravi, a non fare più le scale, a prendere l’auto e a non fare più il minimo movimento. Tutto ciò per scongiurare il presentarsi della tachicardia, che dal paziente viene interpretata come pericolosa;
•Effettuare controlli medici molto frequenti: solitamente, questi pazienti tempestano il cardiologo di telefonate, anche spedendogli gli elettrocardiogrammi;
•Recarsi con grande frequenza in Pronto soccorso;
•Fidarsi di dottor Google: questi pazienti consultano internet, strumento che potrebbe peggiorare la loro ossessione, e questo vale per ogni forma di ipocondria.

Come si genera una cardiofobia?
La genesi di una cardiofobia può essere varia. Può trattarsi di persone che hanno avuto un problema cardiaco personale oppure che hanno assistito una persona cara con un problema cardiaco. Alla base della cardiofobia c’è spesso una comunicazione medica incauta o involontaria; oppure, un effetto nocebo
(l’opposto dell’effetto placebo), per cui una comunicazione medica può gettare il seme del dubbio nel paziente e, se trova terreno fertile, diventare una condanna. Di seguito le più comuni comunicazioni che possono gettare il seme della cardiofobia e farlo crescere nel paziente:
•Evocazioni negative: il linguaggio medico ne è pieno. I medici dovrebbero usare con più cautela termini come morte, lesione, peggioramento, infarto, aritmia;
•Medicalese: il linguaggio tecnico-specialistico è un registro comunicativo che, non essendo facilmente comprensibile, spesso crea distanza, generando ansia e spingendo nella maggior parte dei casi il paziente a non chiedere spiegazioni al medico;
•Comunicazione catastrofizzante: quando il medico trasmette una comunicazione a puro titolo informativo, magari con intento rassicurante, questa azione, involontariamente, può gettare il seme del dubbio, diventando per il paziente una condanna. Per fare un esempio, un medico può dire a un paziente che il suo rischio di infarto è molto basso o che la possibilità che si verifichi un’aritmia maligna è veramente minima.
Su un piano logico-razionale, questa comunicazione dovrebbe essere rassicurante, ma se diciamo che il rischio di infarto è basso, stiamo implicitamente dicendo che quel rischio di infarto c’è e, dunque, non è nullo. In determinati pazienti questo è sufficiente a gettare il seme del dubbio;
•Colpevolizzazione: viene generata da frasi del medico sul tipo «Se solo avesse fatto», «Se solo non avesse fumato». Il senso di colpa può accentuare l’ansia dei pazienti e incentivare la presenza di una cardiofobia.

Prescrizione di farmaci e ulteriori accertamenti
Sono molti i casi di pazienti a cui sono stati prescritti farmaci (soprattutto beta-bloccanti, spesso con l’intendo di calmare la tachicardia o l’extrasistole) o esami medici di approfondimento per valutare la patologia, nella speranza di rassicurarli. Tuttavia, questo spesso produce un effetto paradossale: il paziente
inizia a pensare, infatti, che se il medico prescrive un farmaco o un esame significa che crede che ci sia qualcosa che non va. Rassicurare un soggetto ipocondriaco è un’impresa difficile, se non quasi impossibile, e la rassicurazione, se si riesce a trasmettere, dura comunque molto poco. Alcuni pazienti hanno addirittura paura a prendere il farmaco prescritto dal medico, per timore che interferisca con il loro stato di salute, di cui sono già estremamente preoccupati.

Come gestire una cardiofobia? Il “diario del cuore”
Una manovra molto spesso utilizzata in terapia strategica è quella del cosiddetto “diario del cuore” e può essere prescritta da qualunque medico. Questa strategia è contenuta nell’ebook formativo (3 crediti ECM) “Cuore e psiche: come la mente influisce sulla salute cardiaca”, disponibile sulla piattaforma Consulcesi
Club (responsabile scientifica del corso è proprio la professoressa Gori). La terapia va a impattare direttamente sul controllo compulsivo della frequenza del ritmo cardiaco, molto presente nei pazienti cardiofobici. Il medico, non potendo chiedere ai pazienti di smettere di comportarsi in un certo modo può
invece dire loro che fanno bene a controllarsi e che, anzi, devono farlo ancora di più. Il medico può, dunque, prescrivere al paziente una nuova prassi da seguire nei controlli giornalieri: a ogni ora del giorno, per cinque minuti, deve interrompere le sue attività e misurare il battito manualmente per tre volte, intervallando con un minuto di pausa. Deve poi scrivere le misurazioni e portare tutto al medico. Con questa manovra il medico si sta sintonizzando con la percezione del paziente, il quale, perciò, sarà più disposto a fidarsi di lui.
Inoltre, in questo modo il medico spinge il paziente a ristabilire un contatto percettivo con il suo polso. È, infatti, importante che faccia la misurazione manualmente e non con strumenti tecnologici. Ciò perché questi pazienti spesso hanno il terrore di percepire il proprio polso e, nel ristabilire una familiarità con le proprie sensazioni, abbassano i livelli di ansia. Spesso facendo tre misurazioni seriali i livelli di ansia si abbassano e, quindi, diminuiscono anche le misurazioni, provocando un effetto calmante sul paziente. C’è poi da tenere conto dell’effetto saturazione: sono talmente tante le misurazioni prescritte dal medico
che il ritmo provoca nel paziente un’avversione nei confronti della manovra, spingendolo a sperare in un allentamento della prescrizione, che gradualmente dovrà passare a tre misurazioni ogni due ore, fino a eliminarle del tutto.

Consulcesi – Massimo Tortorella

Giornata Mondiale della Disabilità 2022

OMS: Entro il 2050 1 persona su 4 affetta da perdite uditive

Consulcesi e gli esperti dell’associazione Emergenza Sordi: “necessaria formazione del personale sanitario per una migliore assistenza delle persone affette”

Roma, 2 dic. 2022“Se c’è un luogo dove più di altri nessuno dovrebbe essere lasciato indietro è l’ospedale e tutti gli altri luoghi dedicati alla cura e all’assistenza”, riflette Luca Rotondi, presidente dell’associazione Emergenza Sordi APS, che in occasione della Giornata Mondiale della Disabilità, celebrata ogni anno il 3 dicembre, torna a ribadire con Consulcesi l’importanza di formare il personale sanitario per individuare e comunicare con le persone sorde o con problemi d’udito.

È proprio l’impegno a ‘non lasciare nessuno indietro’ il focus dell’Agenda 2030 dell’ONU che dedica la Giornata di quest’anno alla “trasformazione verso una società sostenibile e coinvolgente per tutti”.

“Una società più equa, inclusiva e sostenibile, e che quindi garantisca dignità, diritti e benessere per tutti si fonda in primis sullequo accesso alle cure. E purtroppo questo non è, ancora, sempre il caso quando la persona in cerca d’assistenza è sorda”, continua Rotondi, esperto in comunicazione che con Consulcesi, azienda italiana leader nella formazione ECM, propone un corso per fornire ai professionisti della salute le conoscenze necessarie per poter interagire con il paziente sordo in situazione emergenziale e non. 

Con circa 7 milioni di persone in Italia con problemi di udito più o meno gravi, di cui ben 45mila sorde (pari all’11% della popolazione complessiva), e di fronte alle stime dell’OMS che parlano di 1 persona su 4 affetta da perdite uditive entro il 2050, preparare il SSN alla comunicazione e alla gestione con le persone affette da sordità appare ormai una necessità impellente/improrogabile.

Nasce così, dal desiderio di infrangere il soffitto di cristallo che ancora oggi si frappone tra le persone sorde e delle cure adeguate e tempestive il corso multimediale “In reciproco ascolto. Interagire con il paziente sordo in situazione normale e di emergenza”, realizzato grazie alla collaborazione con gli esperti dell’Associazione Emergenza Sordi APS e disponibile fino al 31 dicembre, termine ultimo per l’acquisizione dei crediti formativi obbligatori previsti per il triennio 2020-2022 per tutti gli operatori sanitari.

“Soprattutto in contesti emergenziali, dove la comunicazione deve essere quanto più efficace, con la persona sorda può risultare complessa a causa di una serie di pregiudizi e concetti sbagliati e più generale di una mancanza di formazione in materia”, spiega ancora Rotondi che nel corso insegna a riconoscere le caratteristiche della persona sorda in base ai comportamenti fisici e psicologici, a distinguere i diversi tipi di sordità, a interagire con semplici regole e attraverso l’uso delle molteplici App ora disponibili: da “Spread the sign”, il più grande dizionario di lingue dei segni al mondo, a “Where are U” collegata alla Centrale unica di risposta Nue 112 e “Municipium” collegata alle Sale Operative della Polizia Locale dei Comuni aderenti per risparmiare tempo prezioso in situazioni di emergenza, fino a “Comunica con tutti” la WebApp che utilizza simboli semplificati di immediata comprensione, la tecnologia può contribuire notevolmente a migliorare le cure “ma al centro sia messa sempre la persona e l’interazione con questa”, conclude Rotondi.

Massimo Tortorella

Università: Consulcesi, Numero Chiuso minaccia diritto allo studio

In occasione della Giornata Internazionale degli studenti, che si celebra oggi in tutto il mondo, Consulcesi rilancia l’appello a rivedere il metodo di selezione per entrare alla Facoltà di Medicina

“Non può esserci alcuna garanzia al diritto allo studio se l’ingresso alla Facoltà di Medicina, e non solo, nelle università italiane continua a essere legato a un sistema di selezione che non premia il merito e che, di fatto, impedisce a migliaia di studenti di intraprendere il percorso formativo desiderato”. È il messaggio lanciato da Massimo Tortorella, Presidente di Consulcesi in occasione della Giornata Internazionale degli studenti, che si celebra ogni anno il 17 novembre.

Da un numero di posti disponibili inferiori al fabbisogno nazionale e che ogni anno lascia fuori dalle aule universitarie oltre 50mila giovani desiderosi di diventare medici, a irregolarità, errori e criticità nelle procedure che puntualmente si verificano durante i Test di ammissione, “l’accesso a Medicina e Professioni Sanitarie così com’è stato regolamentato e gestito finora per migliaia di studenti non è meritocratico, non è giusto e non è appropriato”, aggiunge Tortorella.

Per questo, ogni anno, Consulcesi mette a disposizione dei giovani aspiranti il proprio team di legali: l’obiettivo è quello di difendere il loro diritto ad accedere al percorso di studi scelto. 

“Grazie al ricorso alla giustizia amministrativa – riferisce Tortorella – siamo riusciti nel corso degli anni a fare iscrivere a Medicina tantissimi studenti ingiustamente esclusi dai test d’ingresso alla facoltà. Le iscrizioni ‘con riserva’, che consentono agli studenti di seguire i corsi e sostenere gli esami, sono quasi sempre diventate iscrizioni effettive: abbiamo trovato una nuova via per dimostrare che alcuni studenti inizialmente esclusi meritano invece di intraprendere il percorso formativo in Medicina”.

Le ordinanze che si sono susseguite negli anni, come anche la recente sentenza del Consiglio di Stato 8213/22 che ha visto accolto il ricorso di un gruppo di giovani studenti permettendo a questi di essere ammessi a tutti gli effetti alla facoltà di Medicina, hanno fatto sì che migliaia di studenti esclusi ai test di selezione fossero ammessi. “Vittorie importanti – commenta Tortorella – che confermano l’inadeguatezza del sistema come anche l’importanza di non arrendersi per far valere i propri diritti”.

La recente riforma, secondo i legali di Consulcesi, non cambierà molto le cose dal punto di vista di tutela e garanzia al diritto allo studio. “La nuova riforma non modifica il sistema del Numero Chiuso e né le modalità di selezione, visto che rimarranno ancora validi i soliti test a risposta multipla”, commenta Tortorella. “Si continuerà quindi a non offrire agli studenti garanzie per l’accesso alla Facoltà di Medicina dei più meritevoli. Il diritto allo studio – conclude – continuerà ancora una volta a essere ostacolato da un sistema rigido e difettoso”.

“Chi non ha superato il test di Medicina deve affrettarsi per vedere riconosciuto il proprio diritto” avverte infine Tortorella. Consulcesi ormai da anni ha attivo il numero verde 800189091 e il sito numerochiuso.info attraverso cui chiedere informazioni, segnalare irregolarità o avere una consulenza legale specializzata. “Ma attenzione, il ricorso va presentato entro 60 giorni dalla pubblicazione della graduatoria o da eventuali scorrimenti, questa è l’ultima chance”.

Miopia: ne soffrono 15 mln di italiani, se trascurata aumenta rischio glaucoma

Mazzacane (esperto Consulcesi): “Necessario rafforzare prevenzione con formazione medico-sanitaria”

In occasione della Giornata mondiale della vista il nuovo corso Consulcesi su patologie e terapie innovative in età pediatrica

Roma, 10 ott. – “Proteggere l’apparato visivo è fondamentale, ma in Italia manca la cultura della prevenzione e ancora troppi sottovalutano i rischi correlati alla progressione delle miopie”. A dirlo è Danilo Mazzacane, medico specializzato in Oftalmologia, vicepresidente della Commissione Difesa Vista Onlus, che in occasione della Giornata mondiale della vista del 13 ottobre con Consulcesi lancia il nuovo corso di formazione ECMIncremento della miopia in età pediatrica: eziopatogenesi e terapie innovative”.

A preoccupare gli esperti non solo la diffusione “epidemica” della miopia – che solo in Italia interessa 15 milioni di persone e che secondo l’OMS interesserà il 50% della popolazione mondiale entro il 2050 -, ma le molteplici complicanze che possono innescarsi a seguito di un peggioramento della patologia.

“Non diagnosticare e trattare tempestivamente le miopie può portare ad un aumento del rischio di patologie oculari come la cataratta, il glaucoma, e le affezioni retiniche”, spiega ancora Mazzacane che nel corso multimediale aperto a tutti i professionisti della salute ribadisce l’importanza di “puntare sulla prevenzione”.

“Dobbiamo rafforzare i servizi territoriali a difesa della vista con più screening e un’azione di educazione sanitaria che parta in primis dalle scuole e dai più giovani”, aggiunge Mazzacane che invita i camici bianchi ad aggiornarsi sulle ultime novità in termini di strategie terapeutiche ma anche in relazione alle nuove cause dietro il preoccupante aumento di casi di miopia e delle altre patologie che colpiscono l’occhio.

Ribadire l’importanza di spendere più tempo all’aria aperta, ma anche una corretta alimentazione e regolamentare l’utilizzo di dispositivi elettronici e schermi, queste le principali raccomandazioni di Mazzacane che però ricorda “vederci 10 decimi non significa necessariamente avere l’apparato visivo integro perché possono esserci altre patologie, come la retinopatia diabetica, non ancora manifeste”, quindi “fondamentale sottoporsi a screening visivi e se necessario a successivi esami oculari”, conclude l’oculista che nel corso ribadisce l’importanza della collaborazione interprofessionale e multiprofessionale e in particolare il ruolo di pediatri e medici di famiglia nella prevenzione delle patologie dell’occhio. 

L’innovazione tecnologica in ambito farmacologico e ottico-biomedico, ma anche la telemedicina, possono fornire nuove strategie per contrastare l’insorgenza della miopia e delle altre patologie dell’apparato visivo, è quindi necessario partire da un’adeguata preparazione degli utilizzatori di queste innovazioni”, conclude Mazzacane.

Massimo Tortorella

Giornata Mondiale della Psoriasi

Gli esperti: “Attenzione alla salute mentale. Necessario migliorare approccio multidisciplinare nei trattamenti”.

Consulcesi lancia un nuovo corso di formazione che mette al centro il paziente

Roma, 28 ott. 2022Cronicità, multifattorialità e la ‘visibilità della malattia’ sulla pelle: tra i principali fattori che fanno della psoriasi una patologia dal pesante impatto psicologico, ancora troppo spesso trascurato. 

A riportare l’attenzione su questa malattia infiammatoria della pelle, “non contagiosa, autoimmune, genetica e recidiva”, sono gli esperti di Consulcesi che in occasione della Giornata mondiale della Psoriasi, celebrata il 29 ottobre, attraverso il nuovo corso di formazione Percorsi diagnostici-terapeutici condivisi per il paziente affetto da psoriasiribadiscono l’importanza di migliorare la qualità della vita delle persone affette attraverso un approccio multidisciplinare e strategie volte ad una maggiore aderenza alle cure.

Secondo gli ultimi dati raccolti, nel mondo vi sarebbero circa 60 milioni di persone affette da questa patologia di cui circa 1,4 milioni solo in Italia. Tra questi, dichiara l’IFPA (International Federation of Psoriatic Disease Associations) un quarto presenta segni di depressione, e il 48% disturbi d’ansia.

Numeri particolarmente preoccupanti soprattutto se si considera che questi “sottostimano ampiamente il problema” come specifica anche l’IFPA, poiché provengono solo dal 19% dei Paesi che oggi raccolgono dati epidemiologici sulla psoriasi.

“Una patologia con la quale è difficile convivere perché, oltre ad essere caratterizzata da fastidiosi sintomi (dal dolore articolare e il prurito cutaneo) non guarisce e, se non trattata adeguatamente, tende a ripresentarsi in forme anche peggiori”, spiega Paolo Misericordia, Medico Chirurgo specializzato in Endocrinologia e Responsabile Centro Studi e Area ICT di FIMMG, nonché tra i docenti del corso ECM di Consulcesi, che si unisce all’appello dell’IFPA invitando a riconoscere “la salute mentale come una parte significativa della vita con la malattia psoriasica”.

Fattori come lo stress, infatti, possono contribuire notevolmente all’esacerbazione della malattia. “Eventi stressanti possono essere responsabili dell’insorgenza della patologia e/o innescare nuove reazioni cutanee. A loro volta, i sintomi fisici sono sia fisicamente che emotivamente stressanti e possono portare a privazione del sonno, stanchezza ed effetti negativi sul benessere psicologico”, aggiunge l’esperto. 

Il risultato? Una prima indagine globale sul tema della felicità nelle persone affette da psoriasi ha riportato che il 54% degli intervistati sperimenta un livello di stress e ansia superiore alla media, scrive l’IFPA.

Sebbene oggi grazie a nuove terapie, farmaci locali e sistemici, è possibile ‘spegnere’ quasi tutte le forme della patologia, come sottolineano anche gli esperti nel corso, “ancora troppi casi vengono ‘trascinati’ nel tempo, di specialista in specialista, prima di giungere ad una gestione pressoché ottimale della condizione”.

Come spiega ancora Misericordia, tra le cause principali, oltre alla multifattorialità che caratterizza la patologia e che si concretizza nell’insorgenza di altre comorbidità, spesso si assiste ad una scarsa compliance alle cure e ad una collaborazione da migliorare tra medici di famiglia e specialisti che dovrebbe essere finalizzata alla sinergia più efficace per il follow-up della malattia.

“Sappiamo che la carenza di Medici di Medicina Generale fa sì che quelli presenti hanno in carico un numero di pazienti ben superiore ai livelli ideali per poter dedicare a tutti le dovute attenzioni – commenta l’endocrinologo – ma oggi, anche grazie alla telemedicina i diversi specialisti impegnati nella gestione del paziente affetto da psoriasi possono collaborare molto più proficuamente, migliorando notevolmente la qualità della vita di questi”.  

Accanto alla condivisione di cartelle cliniche, terapie e immagini delle manifestazioni cutanee, gli esperti suggeriscono allora una condivisione di strategia tra i professionisti, “dal reumatologo al dermatologo, passando per lo psicologo e il nutrizionista”, per “un approccio integrato e multidisciplinare che non trascuri il benessere mentale del paziente e metta questo nella condizione di vivere più serenamente possibile la patologia cronica”, conclude Misericordia introducendo il corso disponibile fino al 31 dicembre, data ultima per il conseguimento dei crediti formativi ECM obbligatori previsti per tutti i camici bianchi.

Massimo Tortorella

Body shaming e magrezza patologica: formazione e consapevolezza per contrastare i nuovi fenomeni social

 Consulcesi lancia il nuovo corso per camici bianchi sui Disturbi del comportamento alimentare 

Una deplorevole challenge è divenuta virale su TikTok. È la “Boiler summer cup” e nel mirino dai giovani, ancora una volta, sono le ragazze in sovrappeso. Adescarne una con un peso maggiore e condividere “il bacio di prova” sulla piattaforma: questo l’ultimo fenomeno di bullismo e body shaming online che conferma e rafforza una cultura errata del corpo e rischia di causare un aumento di disturbi dell’alimentazione che già riguardano un numero allarmante di persone.

Per far fronte alle ultime, preoccupanti tendenze e in occasione della Giornata Mondiale dei disturbi alimentari, che si celebra il 2 giugno, Consulcesi Club riaccende i riflettori su quelli che sono ormai un problema sociale lanciando il corso “I disturbi del comportamento alimentare: dall’anoressia al binge eating – a letto senza cena” rivolto a medici e operatori sanitari.

Peso e forma fisica sono sempre più motivo di malessere psicologico, soprattutto tra i più giovani che sui social media si trovano a confrontarsi con modelli di magrezza spesso patologica. Basti pensare che gli ultimi dati registrati, risalenti all’anno pandemico, mostrano un aumento del numero di casi pari al 40% rispetto all’anno precedente.

“È ormai divenuto indispensabile sapere come e quanto social e web in generale influiscono sui comportamenti alimentari, soprattutto tra i più giovani, già considerati categorie a rischio per i disturbi a questi legati. Tutti i professionisti della salute devono allearsi per prevenire la comparsa delle patologie e ingaggiare la popolazione rispetto a un fenomeno tanto pressante”, commenta Stefano Lagona, Psicologo Psicoterapeuta alle cui cure l’azienda leader nella formazione ECM ha affidato la nuova formazione ECM.

“Oltre a patologie come anoressia e bulimia, che negli ultimi decenni hanno visto un progressivo abbassamento dell’età di insorgenza fino a riguardare bambini e preadolescenti, stiamo assistendo alla nascita e rapida diffusione di nuovi comportamenti devianti come l’ortoressia, la drunkoressia, bigoressia e pregoressia”, spiega ancora il dottore.

Si va da un’esagerata attenzione per la qualità del cibo e il desiderio continuo di depurarsi, alla pratica della restrizione delle calorie in modo da poter consumare più alcol e non aumentare di peso, dall’abuso di esercizio fisico e di anabolizzanti per scongiurare la convinzione di apparire piccoli ed esili, fino al disturbo alimentare che affligge le donne incinte che non vogliono aumentare di peso e, per questo, si sottopongono ad allenamenti prolungati e diete ipocaloriche.

“Queste patologie – continua Lagona – per la loro complessità hanno bisogno di un lavoro specializzato e integrato tra le varie figure professionali con l’obiettivo di una diagnosi corretta e precoce, quindi di una tempestiva presa in carico del paziente”.

Come spiega il dottore, se non trattati in tempi e modi adeguati, questi disturbi possono infatti diventare una condizione cronica, compromettendo organi e apparati, e portare alla morte nei casi più gravi. L’insorgenza precoce è poi motivo di ulteriore preoccupazione perché gli effetti associati a corpo e mente sono molto più gravi dal momento che tessuti, ossa e sistema nervoso centrale non hanno ancora raggiunto la loro completo sviluppo.

Il corso sarà dunque l’opportunità per i professionisti della sanità di approfondire le nuove cause legate a questi e nuovi disturbi, non mancando di considerare il ruolo e il supporto alle famiglie. “Guarire completamente è possibile ma richiede un’alleanza tra gli specialisti, una prevenzione dell’insorgenza, l’individuazione precoce dei soggetti ammalati o ad alto rischio, la riduzione della gravità delle patologie e, non meno fondamentale, il miglioramento delle strutture presenti sul territorio”, conclude Lagona. 

Consulcesi – Massimo Tortorella

Guerra in Ucraina: si aggiornano le manovre di pronto soccorso

onsulcesi lancia il nuovo corso contro le emorragie da ferite da guerra

Agire con tempestività ed efficacia sulle emorragie da ferite di guerra. E’ l’obiettivo del il nuovo corso “Il controllo delle emorragie: dalle lesioni domestiche alle ferite di guerra”, per mantenere alta l’attenzione sull’importanza di saper riconoscere e agire con tempestività sulle emorragie massive, in quanto principali cause di morte ed evitabili in caso di trauma, realizzato insieme a Daniele Manno, esperto di Remote e Military Life Support. 

Dell’invasione della Russia ad oggi infatti, secondo quanto riportato dal Sistema di Sorveglianza sugli Attacchi all’Assistenza Sanitaria dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sono stati perpetrati almeno 195 attacchi a servizi sanitari e di soccorso in Ucraina. Il governo ucraino conta quasi 400 strutture mediche distrutte o danneggiate. In entrambi i rapporti comunque, gli attacchi risultano riguardare le strutture sanitarie, da ospedali di maternità e pediatrici, centri oncologici, e di riabilitazione, strutture psichiatriche, ma anche ambulanze, banche del sangue e squadre di primo soccorso, “portando il Servizio Sanitario ucraino sull’orlo del baratro”, denuncia l’Organizzazione.

“Di fronte ai gravissimi attacchi contro l’assistenza sanitaria, mettere il maggior numero di persone in condizione di saper compiere semplici ma efficaci manovre per fermare per esempio la fuoriuscita di sangue può significare salvare una vita in più”, commenta l’esperto.

“I medici e gli operatori sanitari spesso non sanno o hanno dimenticato alcune manovre da usare in emergenza, – commenta Manno – ad esempio, il tourniquet il dispositivo medico contro le emorragie massive caduto pressoché in disuso in tempo di pace, è tornato a far parlare di sé. 

Ricerche sul campo dimostrano come il suo utilizzo permette una percentuale di sopravvivenza molto elevata, con tempi di trasferimento presso strutture attrezzate fino a 6 ore e senza complicazioni, ovvero senza perdite dell’arto. È dunque importante che questo che sia sempre presente nei kit di pronto soccorso e che in caso di mancanza di questo, quante più persone sappiano come e cosa usare per fermare un’emorragia”, conclude Manno.

Dall’inizio del conflitto, la televisione ucraina trasmette video informativi alla popolazione per insegnare a curare le ferite da armi da fuoco e fornire ai cittadini le primarie ed essenziali istruzioni di pronto soccorso. Ad esempio, nelle manovre di soccorso, sta ritornando alla ribalta il tourniquet, il dispositivo medico d’urgenza contro le emorragie massive quasi ‘demonizzato’ in tempo di pace. 

Anche Consulcesi, che da oltre 25 anni è accanto a medici e operatori sanitari con servizi legali e corsi di formazione ECM, per supportare i professionisti della salute così come tutta la popolazione coinvolta nel conflitto, ha realizzato un video con sottotitoli in ucraino su come applicare il tourniquet.

Consulcesi – Massimo Tortorella

Safer Internet Day, Consulcesi denuncia:“Anche medici e operatori vittime di aggressioni in

Tortorella (Consulcesi): “Per 9 medici su 10 cybercrime e fake news sono una minaccia, ma l’82% non ha mai fatto nulla per far fronte a questo problema”

Tra hackeraggio delle mail, intromissioni nelle reti e shit storming sui social i medici e gli operatori sanitari si ritrovano a dover fronteggiare un nemico sconosciuto oltre al Covid-19: la rete. Sempre più numerose, infatti, le segnalazioni e le denunce che i legali Consulcesi raccolgono su intromissioni nelle caselle di posta, contenenti informazioni sanitarie riservate, attacchi e minacce tramite social o sulle pagine ufficiali delle cliniche e delle strutture ospedaliere. A dirlo è Consulcesi, il principale network legale a tutela dei camici bianchi.

“Si sta delineando un cerchio diabolico in rete delle aggressioni ai medici e agli operatori sanitari che collega il diritto all’oblio all’attacco informatico” commenta Massimo Tortorella Presidente Consulcesi, il principale network legale a tutela dei camici bianchi che stanno spendendo la loro vita per mettere fine alla pandemia sanitaria mondiale. “Il passo è breve: una notizia per la quale poteva essere richiesta la cancellazione dal web può, se lasciata in rete, essere usata da un malintenzionato su internet che cerca la vendetta contro un medico o un operatore sanitario”. Guarda il video

I medici sono consapevoli dei pericoli della rete ma non sanno come difendersi: secondo una recente indagine di Consulcesi sul proprio database di medici e sanitari, condotta sul tema del diritto all’oblio, oltre il 90% degli intervistati sa che cybercrime e fake news sono una minaccia alla loro attività professionale, ma l’82% non ha mai fatto nulla per far fronte a questo problema. 

Sempre al fianco dei camici bianchi, Consulcesi ha realizzato il primo servizio legale specializzato nel mondo medico di diritto all’oblio e anche di rimozione di contenuti critici, falsi o scorretti che compromettono la professionalità dei camici bianchi. L’analisi per ogni medico è gratuita e un team di esperti elimina le notizie false, i commenti ingiuriosi, le informazioni lesive per l’immagine e i dati trattati illecitamente secondo la normativa vigente e il diritto all’oblio riconosciuto dalle normative europee in materia di privacy (GDPR Regolamento UE 2016/679). Per contattare i legali Consulcesi per avere l’analisi gratuita è attivo il numero verde 800.122777.

Più formazione e sicurezza negli ospedali. Consulcesi raccoglie le richieste degli operatori sanitari

Massimo Tortorella, Presidente Consulcesi: “In occasione della Giornata del Personale sanitario e sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato  abbiamo dato voce agli operatori sanitari nell’ambito della campagna #SanitadelFuturo”

Francesco, medico ospedaliero di Milano chiede maggiore valorizzazione delle competenze e della formazione degli operatori sanitari. Maria, pediatra al Pronto Soccorso di Palermo reclama più sicurezza in corsia. Luca, infermiere nel veronese sostiene l’importanza di un supporto psicologico a medici e operatori.  Sono queste alcune delle voci emerse dalla campagna #SanitadelFuturo di Consulcesi, network legale e formativo di oltre 200mila sanitari, in occasione della Giornata nazionale a loro dedicata. “Abbiamo chiesto ai nostri medici e operatori sanitari di immaginare la sanità del futuro per celebrare la seconda Giornata del Personale sanitario e sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato del 20 febbraio”, ha commentato Massimo Tortorella, Presidente Consulcesi. “Il benessere professionale del personale sanitario è da sempre il nostro commitment, dalle assicurazioni, all’assistenza legale alla formazione, accompagniamo i camici bianchi nel corso della loro carriera”, aggiunge. Tante le proposte arrivate e raccolte in un video: sistemi all’avanguardia per l’interazione con il paziente, garanzia di accesso alle cure per tutti, sistemi a supporto dell’approccio multidisciplinare al paziente, investimenti nella ricerca e nello sviluppo di nuove terapie. 

Al primo posto, gli operatori sanitari intervistati hanno inserito la valorizzazione delle competenze, quindi riconoscimenti maggiori della professionalità sia economici che di miglioramento della carriera attraverso la formazione e l’aggiornamento. Altro punto cardine, soprattutto nelle realtà ospedaliere, consiste nella maggiore sicurezza contro le aggressioni sia fisiche che digitali, in internet. Anche il sostegno psicologico è importante per i camici bianchi, stremati da due anni di pandemia da Covid.

“Abbiamo il dovere di ascoltare le richieste di coloro che per oltre due anni hanno sacrificato tutto per salvare le nostre vite e traghettarci verso la fine di questa pandemia, – commenta Tortorella – dall’inizio della crisi di Covid abbiamo fatto del nostro meglio per essere al loro fianco sia con donazioni di portatili e mascherine che intensificando i servizi legali e formativi, il nostro sportello di ascolto è sempre a disposizione al numero verde 800.122777” conclude Tortorella. 

Covid: operatori sanitari allo stremo, tra turni massacranti e minacce da no vax

Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi: “Da quando è scoppiata la quarta ondata siamo stati sommersi da segnalazioni da parte di operatori sanitari: doppi turni non retribuiti, pressioni e minacce da parte dei no vax. È inaccettabile e per questo il nostro servizio di consulenza legale gratuita a disposizione di tutti coloro che necessitano di supporto”

Sono passati due anni dall’inizio della pandemia, ma la musica è cambiata poco. Non c’è tregua per gli operatori sanitari che, oltre a dover gestire ancora carichi di lavoro disumani, si ritrovano a dover subire pressioni e minacce dal popolo no vax. 

“Da quando è scoppiata la quarta ondata siamo stati sommersi da segnalazioni da parte di operatori sanitari: doppi turni non retribuiti, pressioni e minacce da parte dei no vax”, riferisce Massimo Tortorella, presidente Consulcesi. 

Nel mirino i medici che lavorano negli ospedali, ma anche i medici di famiglia. “Di recente abbiamo fornito consulenza ad un medico di medicina generale – racconta Francesco Del Rio, avvocato di Consulcesi & Partners- che lamentava il fatto di venir minacciato da un paziente che pretendeva il rilascio del certificato di esenzione da vaccino, senza che vi fossero i presupposti previsti dalla legge” 

“Sappiamo di pazienti – continua Tortorella -che in terapia intensiva minacciano gli operatori sanitari, rifiutano le cure e poi cambiano idea. I medici si ritrovano a lavorare in un ambiente ostile e non di rado fanno fatica a interpretare la volontà dei pazienti”.

Se a questo ci aggiungiamo turni impossibili, ferie saltate e ore in più di lavoro non retribuite, è facile immaginare l’attuale stato d’animo degli operatori sanitari. “A pagarne le conseguenze – sottolinea Tortorella – sono anche i cittadini, che hanno diritto di ricevere cure in un ambiente sereno”. 

In realtà, quello dei turni massacranti è un problema annoso. Già più di dieci anni fa l’Unione Europea ha bacchettato l’Italia per il mancato rispetto della direttiva 2003/88/CE che promuove il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori e che stabilisce un orario settimanale massimo di 48 ore, compreso lo straordinario, e un periodo di riposo giornaliero di 11 ore consecutive. Pur recependo tale direttiva, dal 2008 al 2015 l’Italia ne ha vanificato gli effetti attraverso due diverse normative del 2008 che avevano efficacia solo per gli operatori sanitari. Il 25 novembre 2015 l’Italia si è infatti adeguata, ma solo formalmente, perché nei fatti le violazioni persistono. Sono già tanti i medici e i sanitari che si sono rivolti al network legale di Consulcesi che ha messo a disposizione un servizio di consulenza gratuita per avere informazioni sulla possibilità di tutelarsi, contattando l’800.122.777 oppure direttamente attraverso il sito www.consulcesi.it.