Il Professore Giorgio Nardone illustra le conseguenze della pandemia per il comportamento umano nell’ebook promosso da Consulcesi

Giorgio Nardone, psicoterapeuta ed esperto di disturbi fobico – ossessivi, ha fornito il suo contributo alla stesura dell’ebook “COVID – 19 – Il virus della paura”, promosso e lanciato dal pool legale Consulcesi, da anni al fianco di medici e dell’intero personale socio – sanitario. All’interno dell’ebook, disponibile sul sito internet  www.covid-19virusdellapaura.com/ebook/  al costo di 4,99 euro e i cui proventi saranno devoluti alla Protezione Civile, il dottor Giorgio Nardone fornisce un focus sulle conseguenze che la pandemia da COVID – 19 e il conseguente isolamento potrebbero avere sulla mente delle persone. Infatti, seppur si sia entrati nella fase 2 e c’è un accenno di ritorno alla normalità, per molte persone non sarà facile ripartire e dimenticare i lunghissimi giorni di solitudine, angoscia e paura. Il dottor Giorgio Nardone afferma: “A cambiare sarà lo stesso nostro concetto di <<normalità>>”, poiché spiega ancora Nardone “angoscia, ipocondria e disturbi ossessivo-compulsivi saranno le conseguenze principali dopo la quarantena da coronavirus”. Il primo riscontro che lo specialista ha rilevato in molte persone è un consistente aumento dei livelli di ipocondria, causata principalmente “dalla difficoltà di individuare un mezzo efficace nella battaglia contro il coronavirus. La pericolosità intrinseca di questa situazione potrebbe portare a una serie di comportamenti patologici”. Dunque, molti potrebbero esagerare con le pratiche di igiene personale o cadere vittima di disturbi ossessivo – compulsivi, per cui le persone potrebbero vivere con l’incubo costante di contrarre l’infezione, tendendo a sviluppare “tutta una serie di rituali finalizzati a evitare o gestire eventi, situazioni, stimoli o più in generale oggetti che, agli occhi di chi soffre, possono essere portatori di germi, malattie e infezioni”. Inoltre, il dottor Nardone spiega come il cervello umano, poi, si adatti immediatamente ai cambiamenti e alle nuove situazioni, accettando l’attuale stato di cose come “normalità”. Dunque, normalità sarà la distanza, l’uso ancora più massiccio dei social per restare in contatto. Anche l’isolamente e la solitudine saranno la nuova normalità, perché appariranno come le situazioni più sicure per proteggere sé stessi e la propria salute. Il dottor Giorgio Nardone, psicoterapeuta e specialista in disturbi fobico – ossessivi, individua la necessità di ricorrere a terapie mirate per la risoluzione degli eventuali problemi psichiatrici sorti nel post COVID – 19 per affrancare il paziente dai comportamenti viziosi di un’estrema cura dell’igiene e della pulizia. Tuttavia, il dottor Nardone si mostra ottimista e afferma che “nella maggior parte dei casi, anche la più ostinata delle ossessioni e delle compulsioni può essere vinta”. E, in merito, fornisce anche la soluzione più opportuna, suggerendo di definire nuovamente “la situazione e creando ad hoc una serie di concrete esperienze emozionali – correttive, che liberino il paziente dal suo sistema percettivo – reattivo rigido e auto – alimentante”. Il primo passo per superare le ansie e i disturbi che possono conseguire da questo periodo di isolamento è di certo l’allontanamento dalle false notizie, nutrendo mente e corpo di un’informazione corretta, adeguata, sicura e soprattutto sana. 

Consulcesi & Partners avvisa medici e personale sanitario: attenzione all’uso di strumenti digitali nel rapporto con i pazienti

Il pool legale Consulcesi & Partners, da anni al fianco di camici bianchi e dell’intero personale sanitario, lancia un monito sui rischi legati all’uso di messaggi, videochiamate e app per gestire il rapporto con i pazienti. A tal proposito, Consulcesi & Partners afferma: “Il rischio per i professionisti sanitari è molto alto perché loro sono i depositari dei cosiddetti dati sensibili che secondo il Regolamento generale per la protezione dei dati GPDR sono sottoposti a tutela particolarmente severa”. Infatti, nel corso dei giorni più caldi della pandemia da COVID – 19, si è registrato un uso rilevante di webinar, come pure un ricorso continuo a consulti telefonici e online. Di certo, si tratta di modalità in grado di rendere più elastico e diretto il rapporto tra medico e paziente, saltando le noie della burocrazia e i problemi connessi ai tempi di attesa. Tuttavia, l’uso della tecnologia per mantenere il contatto tra medico e paziente nasconde insidie importanti, in relazione ai dati personali e sanitari della persona curata, se non si presta attenzione al loro uso e trattamento. Informazioni quali sesso, età, religione e dati sanitari rappresentano dati sensibili molto delicati, che meritano un’attenta tutela Ciro Galiano, esperto in Privacy e Digitale e legale per il team Consulcesi & Partners, spiega le conseguenze a cui la classe medica potrebbe andare incontro: “In caso di errato trattamento dei dati, le sanzioni potrebbero arrivare fino 20 milioni di euro o, se superiore, fino al 4% del fatturato globale”. L’avvocato Ciro Galiano, naturalmente, esclude che ciascun medico rischi di toccare cifre di questo tenore, perché si tratta di una previsione di massima. Tuttavia, l’avvocato Ciro Galiano evidenzia che, accanto alla multa, il medico rischi una citazione per risarcimento danni da parte del paziente, oltre che le sanzioni da parte degli Ordini professionali. Purtroppo, le app, i mezzi di comunicazione in tempo reale e di messaggistica istantanea, se da un lato rendono più plastico e veloce il rapporto medico – paziente, dall’altro rischiano di portare importanti conseguenze in tema di privacy del paziente, oltre che alterare il segreto professionale a cui il medico è tenuto in seguito al giuramento di Ippocrate. 

Quando si parla del digitale, la situazione si complica di più, perché entra in gioco l’azienda che fornisce il servizio e che non sempre garantisce ampia trasparenza per quanto riguarda il trattamento dei dati, soprattutto se si fruisce di piattaforme gratuite. I dati diffusi dall’Osservatorio Federprivacy affermano che l’Italia è la prima in Europa per il numero di multe, che sono risultate essere 410 milioni nel corso dell’anno 2019. In particolare, il 44% dei casi ha riguardato un illecito trattamento dei dati, mentre il 18% delle questioni ha riguardato un insufficiente uso delle misure di sicurezza. Infine, il 9% dei casi sanzionati ha riguardato una mancata o inadeguata informativa sul trattamento dei dati, mentre nel 13% dei casi si è riscontrato un non rispetto dei diritti degli interessati. I dati di WhatsApp appartengono a Facebook e si memorizzano automaticamente sui server extra UE, trasgredendo le norme previste nel GDPR in tema di trattamento dei dati e in vigore dal maggio 2018. Infatti, il paziente ha diritto ad essere informato e i suoi diritti devono godere del massimo rispetto. Pertanto, Consulcesi & Partners ha stilato un piccolo elenco di consigli per medici e personale sanitario, affinché non rischino di violare la tutela della privacy degli utenti, anche usando tecnologie, app e sistemi di messaggistica istantanea. Infatti, il medico sarà tenuto a mettere in pratica la nuova informativa per la tutela dei dati, aggiornare i documenti in tema di rispetto della privacy e del consenso informato, verificare la conformità dei programmi fruiti, il corretto funzionamento dei sistemi di protezione da virus e l’adeguatezza dei documenti, soprattutto in riferimento alle questioni afferenti alla modalità di trattamento dei dati personali e della prestazione del consenso informato. Inoltre, ancora il team legale Consulcesi & Partners consiglia ai medici e al personale sanitario di usare app di messaggistica istantanea specificatamente dedicate all’uso professionale e di prestare attenzione alla diffusione di consigli medici mediante social, attivando in modo adeguato le diverse opzioni legate alla privacy.

Pool Consulcesi promuove telemedicina per i malati cronici

Dietro all’emergenza COVID – 19 si nasconde un’altra emergenza, più pericolosa e silenziosa, quella che accomuna i malati cronici. Stando alle statistiche, il 40% della popolazione che è affetto da una malattia cronica e il 20% da due o più patologie rientra in una fascia d’età compresa i 45 e gli 85 anni. E proprio questa categoria di malati è rimasta tagliata fuori da ospedali e ambulatori nel corso della fase più acuta della pandemia. Infatti, lo scoppio ed il protrarsi del virus in Italia ha fatto “dimenticare” le altre patologie, portando alla differita, alla diminuzione o all’annullamento di interventi chirurgici e delle visite di controllo. I malati racchiusi in queste cifre soffrono maggiormente di diabete, malattie immuno – reumatologiche, dermatologiche e di scompenso cardiaco. Un grande sostegno potrebbe essere la telemedicina, un valido ausilio per questa categoria di malati, al fine di far precipitare una situazione clinica di per sé già compromessa o, comunque, molto pericolosa. La situazione è stata portata alla luce già qualche tempo fa. Nel frattempo, in Liguria è stata rivolta un’interrogazione al presidente della Regione Toti, al fine di sollecitare la predisposizione di locali presso le Asl di locali adibiti alle attività di televisita e teleconsulto medico – sanitario, proprio a favore dei malati affetti da patologie croniche. L’iniziativa ha trovato il plauso di Andrea Tortorella, Amministratore Delegato del pool legale Consulcesi, da anni punto di riferimento per medici e operatori socio – sanitari. A tal proposito ha affermato: “È importante avviare una cultura della telemedicina, oltre che ovviamente a dotare di infrastrutture adeguate le Asl e le sedi sanitarie”. All’elogio per l’iniziativa, l’Amministratore Delegato Andrea Tortorella ha fatto seguire un monito importante. Quest’ultimo, infatti, ha sottolineato come “la conoscenza dei medici e degli operatori sanitari degli strumenti principali della medicina è ancora scarsa”, evidenziando che “un medico su cinque non supera il corso ECM attivo da un anno sulla piattaforma Consulcesi”. Pertanto, per supportare e completare la formazione dei professionisti  in ambito socio – sanitario, Consulcesi Club, con il supporto di Provider Sanità In – Formazione, ha messo a disposizione un ebook, dal titolo “E-Health il futuro dell’assistenza sanitaria”, fruibile anche secondo le modalità di un corso ECM. Il progetto è finalizzato alla formazione dei medici e degli operatori socio – sanitari, oltre che delle persone comuni che desiderano approfondire alcune tematiche del settore. Infatti, questo ebook risulta utile per completare la formazione in un contesto, come quello sanitario, sempre in evoluzione e per rendere più efficace l’uso delle apparecchiature tecnologiche. Soprattutto su questo secondo versante, diventa fondamentale la preparazione del personale, poiché il corretto uso delle diverse apparecchiature può avere ricadute positive sulla salute del paziente, soprattutto per quella categoria di persone che hanno difficoltà a raggiungere il medico o a poter usufruire i servizi base. Formarsi attraverso il progetto “E-Health il futuro dell’assistenza sanitaria” vuol dire soprattutto cercare di comprendere le criticità che possono limitare il percorso di crescita del sistema socio – sanitario italiano. Inoltre, permette di comprendere quali possono essere le minacce provocate dal cyber – spazio e che potrebbero avere un’influenza negativa sul corretto funzionamento dei servizi più tecnologici e che fanno ricorso alla robotica, all’Intelligenza Artificiale e alla Telemedicina. Si tratta di tecnologie che potrebbero, infatti, mettere a rischio la tutela dei dati sensibili dei pazienti.  “E-Health il futuro dell’assistenza sanitaria”, il progetto – corso Ecm di Consulcesi Club, appartiene ad una serie di corsi utili al rafforzamento e all’approfondimento delle conoscenze in campo medico – sanitario, reperibile presso il sito www.consulcesi.com

Vitamina D, un’alleata da ritrovare con il sole

Dopo queste lunghe settimane trascorse chiusi in casa in quarantena, moltissimi italiani hanno visto il sole soltanto dalla finestra. I più fortunati da terrazzi o giardini. Insomma non a sufficienza da fare il pieno di vitamina D, una preziosa alleata per il nostro organismo. Mai come quest’anno, quindi, moltissimi nostri connazionali potrebbero riportare carenze della cosiddetta vitamina del sole da richiederne l’assunzione per vie eccezionali. «Tramite l’alimentazione e, in alcuni casi, con appositi integratori», spiega Silvia Migliaccio, segretario generale della Società Italiana di Scienze dell’Alimentazione e professore associato dell’Università del Foro Italico di Roma. «In generale, la nostra principale fonte di vitamina D sono i raggi solari, qualcosa a cui ci siamo potuti esporre poco in queste settimane», spiega l’esperta, tra le protagoniste della nuova collana formativa ECM sul Covid-19 di Consulcesi, in particolare nei corsi su «Nutrizione ai tempi del coronavirus». Il perché la vitamina D sia fondamentale per la nostra salute è presto detto. «La vitamina D svolge diverse importanti funzioni a livello del nostro organismo», dice Migliaccio. «Innanzitutto, aiuta a far assorbire il calcio che introduciamo con gli alimenti da parte dell’intestino. Poi aiuta – continua – i processi di mineralizzazione a livello scheletrico, prevenendo il rachitismo nell’infanzia e l’osteomalacia negli anziani. Inoltre, dati recenti mettono i bassi livelli di vitamina in correlazione con una minore risposta immunitaria, con alterazione dell’omeostasi dei glucidi (cioè con una ridotta capacità di rifornire il tessuto nervoso di una adeguata quantità di glucosio), con la ridotta funzionalità muscolare negli anziani, con la predisposizione per alcune tipologie tumorali. Da qui nasce la necessità di portare la «vitamina del sole» sulle nostre tavole o, sotto consiglio medico, di reperirla in farmacia. «La vitamina D è contenuta soprattutto in alimenti grassi quali salmone, sgombro e tonno», spiega Migliaccio. «La possiamo trovare anche nell’olio di fegato di merluzzo, nel tuorlo d’uovo, nel burro e, in generale, nei formaggi più grassi. Tuttavia, la quantità contenuta in questi alimenti – prosegue – è relativamente bassa, e nei casi di deficienza l’alimentazione non riesce a sopperire alle necessità dell’organismo. In questi casi è utile fare ricorso ad un integratore che permetta di ripristinare i normali valori ematici. Le modalità d’integrazione possono essere mediante il colecalciferolo o mediante il calcifediolo, che possono essere assunti con diverse posologie». In generale, sarà da valutare in ogni singolo individuo l’eventuale necessità di integrare specifici nutrienti. «La buona notizia è che se l’alimentazione durante la quarantena si è mantenuta corretta ed equilibrata, seguendo lo schema della dieta mediterranea e quindi con 5 porzioni di frutta e verdura (con un introito calorico adeguato alle necessità dei singoli individui) non si dovrebbero manifestare carenze specifiche né di sali minerali né di vitamine», specifica Migliaccio. «Inoltre, una graduale ripresa dell’attività fisica all’aperto, aiuterà a ripristinare la massa muscolare che purtroppo è stata poco sollecitata», conclude. 

Allergia o Covid? Nel dubbio, la mascherina aiuta

La stagione pollinica è solo all’inizio e, in contemporanea con la pandemia, i sintomi potrebbero mettere in ansia molti pazienti. I dispositivi di protezione individuale tornano utili in ogni caso. Ne parliamo con l’allergologa Francesca Lintas 

Sintomi che possono indurre a confusione, un possibile calo dei casi grazie al lockdown, e le mascherine utili anche contro i pollini. In piena primavera è il momento delle allergie, e AGI ha fatto un punto con gli esperti per capire come sarà la stagione al tempo del coronavirus. A partire dalle mascherine: “Usarle non aiuta solo a prevenire la diffusione del nuovo coronavirus, ma può essere uno strumento utile per ridurre l’esposizione pollinica delle persone che in questo momento soffrono di allergia”, spiega Francesca Lintas, specialista in Allergologia e Immunologia presso la Clinica Villa Pia Roma. “La stagione pollinica – riferisce – è iniziata come ogni anno. Solo che in questa primavera i pazienti sono più allarmati: raffreddore, starnuti, naso chiuso e tosse mettono in ansia per via del rischio contagio da coronavirus”. Mai come quest’anno, quindi, seguire la giusta terapia è fondamentale. 

“La terapia porta a un miglioramento dei sintomi e quindi dirime ogni dubbio e tranquillizza i pazienti”, sottolinea Lintas. “Inoltre, tenere a bada i sintomi significa non starnutire o tossire continuamente in presenza di altre persone. Questo significa non creare – continua – agitazione negli altri e allo stesso tempi aiutano l’allergico a non toccarsi gli occhi, in caso di congiuntivite, naso o bocca e ridurre il rischio di rimanere contagiati”. 

Come distinguere i sintomi 

Confondere l’allergia con il Covid-19 può essere comune, specialmente nei bambini. ”In questo periodo – dice Catello Romano, pediatra-allergologo e docente nel corso di formazione professionale ECM di Sanità In-Formazione per Consulcesi Club sulla pneumo-allergologia pediatrica ai tempi del coronavirus – si confondono i sintomi da allergia respiratoria con la ben più temuta sindrome respiratoria acuta severa da infezione da CoV-2. Questo perché in Italia la fase epidemica è coincisa con il periodo primaverile”. 

Tuttavia, i sintomi possono essere facilmente distinguibili. “Assenza di tosse e difficoltà respiratoria improvvisa fanno la differenza tra allergia al polline e Covid-19”, precisa Lintas. Probabilmente questa particolare stagione primaverile potrebbe avere avuto un impatto sulle allergie al polline. Tanto che l’Osservatore Paidoss ha lanciato un’indagine sull’argomento che coinvolge circa 7mila pediatri e i cui risultati verranno pubblicati a breve. 

“La vita di migliaia di bambini e adolescenti è cambiata in maniera radicale dopo la chiusura delle scuole e l’appello a restare a casa”, dice Giuseppe Mele, presidente Paidoss e presidente della Società italiana medici pediatri (Simpe). “Le allergie respiratorie potrebbero aver subito dei cambiamenti dovuti alla mutata esposizione agli agenti patogeni, alla riduzione dell’inquinamento ambientale e alla rimodulazione dell’offerta sanitaria con la diminuzione delle prestazioni ambulatoriali. Ed è proprio da questa analisi di cambiamento – continua – che Paidoss ha deciso di approfondire il tema delle allergie al tempo del coronavirus per aggiungere informazioni preziose alla conoscenza di tali patologie”. 

Tra gli aspetti più interessanti, lo studio andrà ad analizzare se si è verificato, da quando è iniziata la pandemia da Covid-19, un aumento o una diminuzione delle richieste di visite o una minore aderenza alle cure per paura di effetti collaterali dei cortisonici inalatori. Attraverso un questionario di 10 domande si chiederà a circa settemila pediatri (aspettativa di risposta circa 1000 pediatri) se hanno notato un aumento o diminuzione della sintomatologia da rinite allergica o se essi hanno ritenuto opportuno modificare l’approccio terapeutico alle malattie allergiche respiratorie. Si cercherà di capire se la pandemia da coronavirus abbia dato un impulso positivo alla telemedicina e ai consulti medici a distanza.