Consulcesi lancia ‘Club infermieri’, supporto concreto digitale e smart

Supportare gli infermieri a pianificare e organizzare al meglio, e con maggiore serenità, la propria vita professionale, senza dimenticare quella privata, con una soluzione personalizzata, digitale e Smart. È la soluzione ‘Club infermieri’ messa a punto da Consulcesi. Dalla carenza di personale alla mancanza di organizzazione e ai turni logoranti, dal carico di responsabilità agli stipendi ancora sotto la media Ue fino al conseguente stress psico-fisico – si legge in una nota – sono ancora tante le questioni irrisolte che oggi le professioni infermieristiche devono affrontare, in un contesto nazionale che, da una parte, vede un gap di oltre 60 mila unità (Rapporto Crea Sanità) e, dall’altra, certifica che quella degli infermieri è la categoria sanitaria più esposta a rischi sul lavoro (Rapporto Inail 2023). Con gli investimenti del Pnrr è stato finalmente messo in atto quel procedimento di centralizzazione del territorio e dell’assistenza di prossimità che da anni si richiedeva. L’infermiere dovrà svolgere un ruolo fondamentale nella gestione dell’iter assistenziale del paziente, sia nelle Case di comunità che fuori, integrandosi sempre più nei team multidisciplinari. Si tratta di un’occasione tangibile per trasformare la professione infermieristica,
investendo nella specializzazione e nelle nuove competenze.
“Responsabilità, connessione e gestione sono le parole chiave del cambiamento, ma anche le linee guida che hanno portato Consulcesi al lancio di Club Infermieri – illustra Simona Gori, responsabile Consulcesi Club – una soluzione concreta, pratica e smart, anche nel prezzo, che pone al centro una categoria
professionale che rappresenta la spina dorsale del nostro Servizio sanitario nazionale”. Si tratta di “una piattaforma digitale, semplice e funzionale, nata proprio con l’obiettivo di supportare gli infermieri a pianificare e organizzare al meglio, e con maggiore serenità, la propria vita professionale, senza dimenticare
quella privata”.
Come? “Attraverso un set di servizi pensati per loro – aggiunge Gori – Dalla possibilità di informarsi e aggiornarsi costantemente e in modo semplice e veloce grazie a contenuti innovativi – quali guide, podcast, video, infografiche ed e-book – consultabili e scaricabili in ogni momento, alle risorse pratiche e funzionali -tool, calcolatori e moduli facsimile – per affrontare e risolvere agilmente e tempestivamente ogni esigenza concreta, professionale e personale”.
E per sentirsi più sicuri al lavoro Club Infermieri mette a disposizione la Polizza Tutela Legale con la migliore assistenza e difesa, sia stragiudiziale che giudiziale, con la garanzia di rimborso delle spese legali, peritali e processuali. Una protezione a 360 gradi, sicura e conveniente, con massimale annuo illimitato, nessun anticipo o franchigia e copertura dalla data del sinistro. Per offrire, invece, un supporto alla valorizzazione della professione infermieristica, c’è ‘Elenco professionisti sanitari’, il servizio che consente di pubblicare la
propria scheda professionale per aumentare la propria visibilità online, condividere competenze ed esperienza con i colleghi e in ottica interdisciplinare. Uno strumento attraverso il quale è possibile intercettare nuove opportunità professionali.
Club Infermieri – conclude la nota – non trascura il work-life balance, esplorando aspetti più propriamente legati alla sfera privata con l’obiettivo di offrire soluzioni economicamente vantaggiose. Grazie a convenzioni esclusive, gli infermieri hanno a disposizione oltre 12 mila codici sconto e coupon per acquisti
online convenienti in più di 700 negozi dei più svariati brand: moda, elettronica e informatica, voli, hotel e viaggi, cibo e vino, farmacia e molto altro. In più, convenzioni e vantaggi ad hoc per l’energia elettrica e il gas per la casa e lo studio e per il noleggio auto e veicoli commerciali. Un universo di promozioni per supportare concretamente la vita di una categoria professionale fondamentale per l’intero sistema salute.

Massimo Tortorella

Liberia, prima scuola per i bambini di Fahn Jack grazie a due ong

Alle bambine e ai bambini della remota comunità di Fahn Jack in Liberia era quasi negato l’accesso all’istruzione primaria. Sei miglia al giorno (quasi 10 km) da percorrere a piedi per raggiungere la scuola più vicina scoraggiavano la maggior parte degli abitanti locali, che presentavano infatti un tasso di assenteismo scolastico altissimo.
Street Child Italia e Fondazione Consulcesi sono pertanto orgogliose di annunciare l’inaugurazione della prima scuola nella comunità di Fahn Jack, grazie al progetto “Una scuola in Liberia” che rappresenta un passo fondamentale verso il miglioramento dell’istruzione per i bambini e il futuro della Liberia.
Il nuovo edificio scolastico offre ben tre aule, un ufficio, un magazzino, una  fontana d’acqua e tre bagni. La scuola è situata vicino alla città di Kakata, più precisamente nella comunità di Fahn Jack, circa un’ora dalla capitale Monrovia. Questa comunità rurale non ha mai ricevuto i fondi necessari per costruire un edificio scolastico nel proprio territorio, per questo motivo l’intervento di Street Child Italia e Fondazione Consulcesi è stato fondamentale.
“In un mondo in cui ancora troppi bambini sono privati del diritto all’istruzione, la collaborazione è fondamentale: Street Child Italia e Fondazione Consulcesi dimostrano con questo progetto che è possibile fare la differenza, unendo le forze e mettendo al centro i bisogni dei bambini”, ha commentato Roberta Giassetti, Direttrice di Street Child Italia.
“Siamo convinti che ancor più del contrasto alla povertà, il sostegno all’educazione sia un investimento sul futuro, capace di cambiare un popolo dalle radici e piantare i semi della democrazia e della pace” ha commentato Simone Colombati, Presidente della Fondazione Consulcesi.
Dalle 10 di oggi, gli abitanti di Fahn Jack e dei villaggi vicini hanno iniziato ad arrivare. Tra loro, molti bambini in età scolare, genitori e anziani, tutti uniti dall’entusiasmo per questa nuova opportunità educativa. All’arrivo degli ospiti di Street Child e del Ministro dell’Istruzione della Liberia, i bambini erano
già impegnati in sessioni di apprendimento.
Intorno al cortile della scuola, i genitori hanno celebrato il progetto con canti e strumenti tradizionali. La presenza di più di settanta bambini in età scolare e di numerosi residenti ha reso l’evento ancora più speciale. Un insegnante ha evidenziato che molti bambini che non frequentavano la scuola nei villaggi vicini
si iscriveranno nel prossimo anno accademico. La cerimonia ufficiale è iniziata con la consegna delle chiavi della scuola: Andrew G. Tehmeh Direttore dei Lavori di costruzione Street Child Of Liberia ha consegnato formalmente l’edificio al Rappresentante dell’Istruzione della Contea di Margibi Gayflor Mulbah. Mulbah ha poi consegnato le strutture all’autorità locale, rappresentata dal Capo Generale del Villaggio, che infine le ha affidate al capo della comunità di Fahn Jack.

A gennaio 2024, Street Child of Liberia ha iniziato la costruzione di un edificio scolastico con tre aule e uno spazio per ufficio, grazie al finanziamento della Fondazione Consulcesi. All’inizio del progetto è seguita una intensa attività di sgombero del sito, rimozione di massi e piante, scavi e completamento della
sovrastruttura. La squadra di Street Child of Liberia ha effettuato visite settimanali di monitoraggio e supervisione della costruzione, coinvolgendo attivamente i membri della comunità nella fornitura di materiali locali. Nel frattempo, gli insegnanti hanno iniziato la formazione con la metodologia “Teaching at the Right Level”, che si concentra sui bisogni specifici di apprendimento dei bambini.
Un’interessante opportunità è nata durante il progetto: il governo tedesco ha finanziato le “soft activities” (trasporto e istruzione degli insegnanti, consegna di school kits) delle scuole costruite in Liberia dal network globale di Street Child. Ciò ha permesso alla Fondazione Consulcesi di concentrarsi sulle “hard activities”
(costruzione dell’edificio scolastico e servizi sanitari). Questo contributo ha avuto un impatto significativo non solo per gli studenti ma anche per l’intera comunità.

Massimo Tortorella

Il digitale in ambito medico piace sempre di più agli italiani

Il 65% dei pazienti utilizzerebbe una terapia digitale. L’AI rivoluzionierà la medicina personalizzata entro 5 anni
Già oggi strumenti digitali per il monitoraggio a domicilio del paziente, come sensori, App per la salute e real-world data, entro breve l’Intelligenza artificiale applicata alla medicina personalizzata e le cosiddette “terapie digitali” (DTx), soluzioni digitali validate clinicamente per integrare o sostituire le terapie
tradizionali, per cui in Italia non esiste ancora una normativa di riferimento. Sono gli ambiti d’innovazione che stanno contribuendo a trasformare il settore Life Science. Secondo il 93% delle aziende dell’offerta,
coinvolte grazie alla collaborazione con Confindustria Dispositivi medici e Farmindustria, e il 74% dei direttori delle strutture sanitarie, coinvolte nella ricerca con FIASO, entro 3/5 anni l’AI rivoluzionerà la medicina personalizzata. Per il 77% delle aziende dell’offerta e il 55% delle aziende sanitarie le terapie
digitali avranno un impatto rilevante, in un orizzonte di circa 5 anni. In questo ambito i pazienti italiani sono fortemente interessati: dalla ricerca, svolta in collaborazione con Alleanza Malattie Rare, APMARR, FAND, FederASMA e Onconauti, emerge che il 65% sarebbe disposto a utilizzare una terapia digitale proposta dal medico curante, in particolare se consentisse di migliorare lo stile di vita e lo stato di salute (77%) e di avere maggior consapevolezza della propria patologia (72%). Ma per i pazienti è fondamentale che risponda alle
proprie esigenze specifiche (71%) e migliori la relazione con il medico curante (70%). Circa metà dei medici specialisti, coinvolti nella ricerca grazie a Consulcesi Homnya, AMD, AME, FADOI e SIMFER, e dei medici di medicina generale, coinvolti grazie alla FIMMG, sarebbe disposta a prescrivere una DTx se ne avesse la possibilità, soprattutto se certi che il paziente possegga le competenze digitali per un corretto utilizzo (72% dei medici specialisti e 69% dei MMG). Tra i principali benefici riconosciuti dai medici specialisti, emerge la possibilità di avere a disposizione un maggior numero di dati a supporto sia della ricerca clinica (68%) che per prendere decisioni (65%).
Sono alcuni dei risultati della ricerca dell’Osservatorio Life Science Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, presentata oggi durante il convegno “Life Science: il digitale per accelerare la trasformazione”.

“L’ecosistema Life Science sta affrontando una trasformazione profonda e in accelerazione, dettata dall’innovazione digitale che offre nuove opportunità, ma pone anche nuove sfide – spiega Emanuele Lettieri, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Life Science Innovation -. La trasformazione digitale in atto impone a tutti gli attori dell’ecosistema Life Science di monitorare e comprendere i trend emergenti così come i segnali deboli. Le imprese Pharma, Biotech e Medtech devono investire in nuove competenze e nuovi modelli organizzativi per migliorare la loro capacità di catturare il valore generato dall’innovazione
digitale, sia potenziando il proprio portafoglio prodotti e servizi sia migliorando l’efficienza nei processi aziendali e nella catena del valore”.
Terapie digitali – Le terapie digitali si confermano un ambito di innovazione rilevante nel panorama mondiale. A livello internazionale l’Osservatorio Life Science ne ha censite 93 già presenti: il 37% nell’area della psichiatria, il 14% nell’endocrinologia, il 10% nella reumatologia e il 10% nell’oncologia. Il modello di business più adottato è di tipo B2b, che prevede il rimborso della DTx da parte di un’assicurazione a seguito della prescrizione da parte del medico. Il prezzo medio proposto dal produttore di una terapia digitale è poco più di 500 euro per un ciclo di trattamento della durata di 90 giorni, con un aumento di circa il 10%
rispetto a quanto rilevato nel 2023.
In Italia non esiste ancora una normativa di riferimento specifica. A giugno 2023, però, è stata presentata una proposta di legge che mira a definire ambiti d’uso per le DTx e istituire organi per la valutazione e il monitoraggio delle soluzioni. In un contesto di incertezza, solo il 18% delle aziende dell’offerta ha già
avviato sperimentazioni per il mercato italiano e un altro 27% è interessato a farlo. Per 8 aziende dell’offerta su 10 l’assenza di un quadro normativo specifico a livello nazionale rappresenta la principale barriera allo sviluppo. A seguire, per oltre 7 aziende su 10, l’impossibilità di rimborsare le DTx.
“Per favorire la diffusione delle terapie digitali in Italia, una volta che sarà possibile utilizzarle nel nostro Paese, bisognerebbe coinvolgere già ora pazienti e professionisti sanitari – spiega Chiara Sgarbossa,
Direttrice dell’Osservatorio Life Science Innovation -. È importante avviare sperimentazioni che consentano di comprendere e misurare i benefici e gli impatti sulla salute dei pazienti, sull’attività del medico e sull’intero sistema sanitario, completando le informazioni offerte dagli studi di health technology
assessment (HTA) sulle terapie digitali che continuano a trascurare la valutazione dell’impatto organizzativo, che è effettuata in circa uno studio su dieci”.
La medicina personalizzata – “Il concetto di medicina personalizzata è consolidato in letteratura, ma l’effettiva adozione nella pratica clinica, dalla ricerca clinica alla prevenzione, fino alla diagnosi e alla cura, è oggi ancora poco osservabile – aggiunge Gabriele Dubini, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Life Science Innovation -. Analizzando le startup che si occupano di medicina personalizzata, emerge che il 58% si concentra sulla cura e, in particolare, allo sviluppo di farmaci innovativi e terapie avanzate, soprattutto per il trattamento di patologie specifiche come oncologia e malattie rare, con investimenti medi a 60 milioni di dollari”.
Tra le startup analizzate, il 38% si occupa di ricerca clinica, ad esempio attraverso l’identificazione di biomarcatori specifici, con 15,5 milioni di dollari il finanziamento medi. Circa una su dieci si occupa di diagnosi, supporta i professionisti sanitari nelle valutazioni cliniche personalizzate sulla base dei dati sul paziente, con un finanziamento medio di 12 milioni di dollari. Quasi nessuna si occupa di prevenzione, effettuando analisi di dati sul rischio per prevenire eventi avversi in specifiche categorie di pazienti, con una media di circa 1,5 milioni di dollari di finanziamenti.
“L’intelligenza artificiale può supportare e potenziare la medicina personalizzata grazie alla sua capacità di analizzare grandi quantità di dati e di identificare le possibili correlazioni tra dati anche eterogenei – commenta Alberto Redaelli, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Life Science Innovation –. In particolare, l’AI viene sfruttata dal 55% delle startup attive in questo campo, ad esempio accelerando la scoperta di nuovi farmaci e molecole oppure affiancando il professionista sanitario nella presa di decisioni nel processo di cura”.
Anche il quantum computing è un ambito promettente per la medicina di precisione, se associato all’utilizzo di algoritmi di AI. Una delle applicazioni di maggior interesse è relativa alla scoperta di nuovi farmaci, in particolare nell’ambito Biotech. I computer quantistici potrebbero ulteriormente accelerare
l’identificazione di molecole, in grado di rispondere ai bisogni specifici dei pazienti. Il 34% delle aziende dell’offerta ritiene che sia una tecnologia promettente e che c’è interesse ad applicarla in azienda e un altro
9% dichiara di aver già iniziato a sperimentarla, a livello internazionale.
Il digitale nella ricerca clinica – Le tecnologie digitali possono avere un ruolo rilevante in uno studio clinico, raccogliendo dati anche al domicilio del paziente, come avviene nel caso degli studi clinici decentralizzati.
Secondo le aziende dell’offerta, un approccio decentralizzato agli studi clinici permette di raccogliere un maggior numero di dati sui pazienti e di aumentarne e differenziarne maggiormente la tipologia, oltre che produrre un impatto positivo sull’aderenza durante la sperimentazione.
In particolare, i dati derivanti dal mondo reale, o real-world data (RWD), possono integrare i dati raccolti nell’ambito delle sperimentazioni supportando lo sviluppo e il monitoraggio dell’efficacia di farmaci o dispositivi medici lungo tutto il loro ciclo di vita. I RWD sono già sfruttati dall’85% delle aziende dell’offerta, soprattutto per il miglioramento continuo dei prodotti già in commercio. Le difficoltà maggiormente riscontrate dalle aziende dell’offerta e dalle aziende sanitarie nell’utilizzo dei RWD fanno riferimento alle
limitate possibilità di riuso dei dati per scopi diversi dagli studi clinici e alla mancanza di standardizzazione dovuta all’eterogeneità delle fonti.
Le barriere al digitale – Per le imprese Pharma, Biotech e Medtech una gestione efficace dell’innovazione digitale è cruciale per migliorare sia il portafoglio di prodotti e servizi, che l’efficienza nei processi. Ma esistono alcune barriere: il 41% indica la difficoltà di quantificare i benefici derivanti dagli investimenti
necessari e la mancanza di competenze digitali, il 38% la limitatezza delle risorse economiche. Si tratta di elementi che spesso frenano l’introduzione di innovazioni nelle aziende del settore operanti in Italia e non consentono di sfruttarne appieno le potenzialità. La capacità di adattarsi ai cambiamenti in atto e di innovare rapidamente sono certamente elementi chiave per la sostenibilità del business nel medio-lungo termine. Per riuscire a cogliere al meglio i benefici dell’innovazione digitale e introdurla nel proprio contesto, le aziende si stanno dotando di modelli organizzativi ad hoc. Nel 23% delle imprese del settore
esiste una direzione specifica e nel 21% un ruolo dedicato all’innovazione digitale. Solamente in un caso su tre chi gestisce l’innovazione digitale dispone di un budget dedicato e ha l’autonomia di prendere decisioni relative all’introduzione di innovazioni digitali in azienda.

Massimo Tortorella

Dal blog di Massimo Tortorella (Consulcesi) intervista all’esperto

Il vermocane è animale marino che, attraverso le sue setole, può pungere gli esseri umani. La sua diffusione appare in costante crescita a causa del surriscaldamento delle acque del mare. Dal suo blog personale, Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi, ha raggiunto un esperto, il biologo marino Ferdinando Boero, della Fondazione Dohrn della Stazione zoologica marina Anton Dohrn di Napoli. Tuttavia, quest’ultimo ha evidenziato che l’eccessivo allarmismo è ingiustificato.
L’esperto parla del vermocane
Ricci di mare, tracine e meduse sono soltanto alcuni degli animali che popolano il mare e che potrebbero creare problemi ai bagnanti in caso punture. A questi, ultimamente si aggiunge anche il vermocane, un temuto animale che vive nel mare, la cui presenza si è maggiormente rilevata nel Mediterraneo. In
particolare, il vermocane ricorda un verme della terra, noto anche come “verme di mare” o “verme di fuoco”. In genere, è di colore bianco e rosso. Essendo parte della specie Hermodice carunculata, diffusa anche nel Mar Mediterraneo, non è una novità che il vermocane si trovi in quantità maggiore proprio in questa zona. Il biologo marino Boero, pertanto, ha affermato che, seppur il vermocane “ha attirato l’attenzione dei media con titoli talvolta allarmanti, lasciando intendere che possa rovinarci l’estate”, di certo, “è ben conosciuto e, nonostante possa causare punture fastidiose, non è pericoloso”. L’esperto ha, però, evidenziato che questo animale marino “tende a nutrirsi di carogne e può essere attirato dalle reti da pesca”. E, proseguendo il biologo, “se si cerca di toglierlo a mani nude, può procurare qualche problema, oltre al fatto che può rovinare il pescato, mangiandolo”. Inoltre, anche se c’è possibilità di essere punti in acque basse, il biologo ha sottolineato che fino ad ora non è mai accaduto, poiché i vermocani, “in genere, stanno sugli scogli, dove un bagnante eventualmente appoggia i piedi solo per entrare o uscire dall’acqua”.
Questo animale marino predilige la notte e vive soprattutto nelle acque della Sicilia, della Puglia e della Campania.
Cosa fare in caso di punture
Tuttavia, qualora si resti vittima della puntura del vermocane, Boero consiglia di mettere del nastro adesivo sulla pelle. In seguito, è opportuno eliminarlo, portando via anche le setole. Il biologo, però, comprende come sia difficile andare in spiaggia muniti di nastro adesivo. Pertanto, egli ha consigliato semplicemente “di non toccare e soprattutto non sfregare l’area interessata per evitare di aumentare il fastidio”. In un secondo momento, invece, “in farmacia si potrà chiedere una pomata che plachi l’irritazione e il prurito”. Al contempo, Boero ha affrontato anche il problema delle meduse. In proposito, ha detto: “A differenza del vermocane, la medusa comune (la pelagia noctiluca, quella dalla classica colorazione viola) è velenosa. La sua è una aggressione chimica e meccanica, nel senso che punge e nello stesso tempo inietta anche veleno
nelle prede o negli aggressori”. L’esperto, comunque, ha esortato ad evitare soluzioni e rimedi fai da te, che potrebbero anche causare danni peggiori. In caso di contatto con una medusa, ha affermato il biologo, “è necessario risciacquare con acqua salata e non dolce; usare eventualmente una carta di credito o simile per rimuovere eventuali cnidocisti, cioè rimasugli dei tentacoli tramite cui iniettano il veleno; non sfregare la parte interessata e, dal momento che il veleno è termolabile, il ricorso ad acqua calda può limitare il fastidio della sostanza che è penetrata nella pelle”.
Ulteriori consigli in caso di contatto con altri animali marini In più, il vademecum curato da Daniele Manno, istruttore di Remote e Military Life Support, e dal prof. Giuseppe Petrella dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, che si può fruire direttamente dal sito di Consulcesi (consulcesi.it), fornisce ulteriori consigli, qualora si venga punti dalle meduse. In questa
eventualità, gli esperti esortano ad evitare l’uso del ghiaccio, di creme cortisoniche o esposizioni al sole, preferendo l’aceto da cucina. Quest’ultimo rimedio è praticabile anche in caso di puntura da parte dei ricci.
Invece, qualora si entri in contatto con la tracina, il cloruro di alluminio o, in casi più seri, la copertura antibiotica e la profilassi antitetanica sono le soluzioni migliori.