Dal 17 al 21 marzo via alla “Blockchain Week” a Roma dove, in un locale di Via Barberini, sarà possibile conoscere più da vicino le criptovalute, scambiarle e informarsi sull’argomento. La Blockchain Week rappresenta un evento che consentirà un approfondimento sul settore, permettendo un confronto tra esperti, creatori di startup, manager di aziende nazionali ed internazionali. La Blockchain Week, dunque, riunirà tutte le realtà che stanno facendo della blockchain, delle criptovalute e della finanza decentralizzata campi di investimento di notevole importanza per i loro business. E, alla fine, di marzo, proprio a Roma aprirà il primo Bitcoin Cafè europeo e, forse, anche mondiale. Infatti, la blockchain è diventata, con il tempo, la nuova e più grande frontiera di Internet. A dieci anni dalla sua nascita, questa tecnologia, basata sulla logica della catena dei blocchi, è diventata una piattaforma innovativa, in grado di fornire nuove risposte alle necessità di imprese, organizzazioni, consumatori e cittadini. Nell’ultimo decennio, la blockchain ha avuto un’incidenza sui costi dei trasporti, sulla lotta alla falsificazione, sugli scambi commerciali, sulla tracciabilità delle merci, dei comparti della produzione e della distribuzione. La blockchain sta aprendo nuovi percorsi, incoraggiando aziende ed organizzazioni a nuovi e sempre più elevati investimenti. Insieme al 5G, anche la tecnica a blocchi è diventata il centro delle nuove e più avanzate tecnologie. All’interno della Distributed Ledger Technologies, infatti, la blockchain va a creare soluzioni basate su registri e libri mastri condivisi, che ne permettono l’accesso e la lettura da parte di più soggetti presenti nella rete. Registri e libri mastri condivisi, ma inattaccabili ed inaccessibili dagli hacker. Inoltre, la blockchain sta aprendo scenari occupazionali imprevedibili poiché, stando a quanto detto da Linkedin, le abilità sulla tecnologia a blocchi risultano essere le più richieste nel mondo del digitale. Le aziende cercano risorse umane con abilità particolari, senza contare che l’Italia ha investito 30 milioni di euro nella Blockchain e nella Distributed Ledger. E le risorse investite hanno subito un incremento del 100% rispetto al 2018. Le criptovalute, seppur non ancora considerate con fiducia, appartengono stabilmente a piattaforme leader quali Microsoft, IBM, Telegrame e Facebook. Tra gli organizzatori della Blockchain Week a Roma, c’è l’italiano Gian Luca Comandini, docente di Blockchain presso l’Università Guglielmo Marconi, promotore di Blockchain Core, socio della task force per la Blockchain del Ministero dello Sviluppo economico e cofondatore dell’associazione di categoria Assobit. Proprio Gian Luca Comandini ha espresso il suo compiacimento per l’evento che a marzo accenderà di entusiasmo la capitale: “E’ importante che anche l’Italia faccia la sua parte e si affacci da leader nel settore fintech anche nel panorama globale”, poiché consapevole che la blockchain sia il nuovo traguardo del futuro. A tal proposito afferma: “Ormai, banche, governi e multinazionali stanno adattando le proprie infrastrutture monetarie a nuovi concetti di crittografia e decentralizzazione, è un punto di non ritorno”. Comandini profetizza nei prossimi dieci anni “il collasso di tanti sistemi intermediari che hanno causato fin troppe crisi e problemi globali e ad accogliere nel bene e nel male una nuova era di decentralizzazione. Ciò impatterà su tutto, non solo sul nostro sistema economico e monetario che tuttavia è il primo ad essere rivoluzionato”. E ripone la sua speranza nella gente, auspicando che acquisti fiducia nel bitcoin, senza volgere lo sguardo su “altri tipi di monete pseudo – decentralizzate”. Il Professor Gian Luca Comandini sarà in buona compagnia nel corso del suo intervento presso l’hotel Mercure Roma West, dove illustrerà gli effetti della rivoluzione Bitcoin. Infatti, sarà affiancato da esperti italiani e mondiali come: Paolo Ardoino, Cto di Bitfinex e Tether, due tra le eccellenze crypto al mondo; Giacomo Zucco, maximalist ed esperto di Bitcoin; Marco Monaco Blockchain Competence Center Leader di PwC; Massimo Chiriatti, Cto Blockchain & Digital Currencies di Ibm; Alexander Filatov, cofondatorie e Amministratore Delegato di Ton Labs; Marcello Minenna; Federico Tenga, cofondatore di Chainside. La tecnologia bitcoin appartiene ormai a molti brand di grido e sta evolvendo anche in Italia dove SIAE, SIA, Barilla, Mediolanum, Consorzio Arance Rosse di Sicilia stanno compiendo test per verificare la sua futura applicazione.
Quali sono le abitudini di noi italiani quando dobbiamo scegliere come curare il nostro benessere? Quali sono i tipi di farmaci che solitamente scegliamo di acquistare in farmacia? La fotografia arriva dai recentissimi studi sull’argomento effettuati da Iqvia, il provider globale in ambito sanitario e farmaceutico. Secondo uno studio che si focalizza in particolare sul mercato totale dei prodotti venduti nelle farmacie italiane, Iqvia dichiara che gli italiani nel 2019 hanno acquistato prodotti in farmacia per un fatturato totale pari a 24,2 miliardi. Questo dato però è in lieve calo rispetto quello riferito all’anno precedente (cioè il 2018), quantificato in un – 0,7%. Ma andando a guardare più nel dettaglio, il provider si concentra nel mettere a nudo tutte quelle che sono le nostre abitudini in fatto di acquisti in farmacia. Andando quindi a scorporare i dati totali e suddividerli per sezioni, si nota come gli acquisti di medicine da prescrizione (denominato ‘comparto etico’), mantenga ancora una buona percentuale di acquisto, quantificata in 58,6% dei prodotti venduti. Nel 2019 però, tali acquisti vedono una flessione dll’1,3%, con una perdita totale del fatturato pari a circa 180 milioni di euro. Ma quindi da cosa è rappresentata la crescita del mercato dei prodotti acquistabili in farmacia? A far segnare una flessione positiva, sono invece i prodotti inscrivibili all’interno del cosiddetto ‘reparto commerciale’, cioè gli integratori e i prodotti per la cura della persona. Nel 2019 abbiamo acquistato cosmetici e creme in farmacia più dell’anno precedente. La ragione, come osservato dagli esperti Iqvia, è riconducibile ad un crescente bisogno di qualità da parte dei clienti, che oltre all’acquisto di prodotti di alta fascia per la cura della persona, cercano anche il consiglio di esperti spesso reperibili proprio all’interno di farmacie di fiducia. A segnare un calo invece, sono anche il mercato dei prodotti per la nutrizione – come ad esempio gli alimenti per celiaci o il latte in polvere – e i prodotti parafarmaceutici – ad esempio termometri, siringhe, ecc. -. In particolare i prodotti per celiaci venduti in farmacia devono fare i conti con la concorrenza della grande distribuzione che avanza inesorabile (nei supermercati forniti, i prodotti per celiaci sono solitamente reperibili a costi più bassi rispetto quelli proposti dalle farmacie). Infine, un altro dato positivo viene registrato da Iqvia: in Italia, a differenza di ciò che sta accadendo in molto altri paesi – come la Germania o l’Inghilterra ad esempio – aprono sempre più punti vendita. Solo nell’ultimo anno sono nate circa 300 nuove farmacie, il cui fatturato va naturalmente ad impattare positivamente sulla redditività totale di questo settore.