Gli esperti: “Attenzione alla salute mentale. Necessario migliorare approccio multidisciplinare nei trattamenti”.
Consulcesi lancia un nuovo corso di formazione che mette al centro il paziente
Roma, 28 ott. 2022 – Cronicità, multifattorialità e la ‘visibilità della malattia’ sulla pelle: tra i principali fattori che fanno della psoriasi una patologia dal pesante impatto psicologico, ancora troppo spesso trascurato.
A riportare l’attenzione su questa malattia infiammatoria della pelle, “non contagiosa, autoimmune, genetica e recidiva”, sono gli esperti di Consulcesi che in occasione della Giornata mondiale della Psoriasi, celebrata il 29 ottobre, attraverso il nuovo corso di formazione “Percorsi diagnostici-terapeutici condivisi per il paziente affetto da psoriasi” ribadiscono l’importanza di migliorare la qualità della vita delle persone affette attraverso un approccio multidisciplinare e strategie volte ad una maggiore aderenza alle cure.
Secondo gli ultimi dati raccolti, nel mondo vi sarebbero circa 60 milioni di persone affette da questa patologia di cui circa 1,4 milioni solo in Italia. Tra questi, dichiara l’IFPA (International Federation of Psoriatic Disease Associations) un quarto presenta segni di depressione, e il 48% disturbi d’ansia.
Numeri particolarmente preoccupanti soprattutto se si considera che questi “sottostimano ampiamente il problema” come specifica anche l’IFPA, poiché provengono solo dal 19% dei Paesi che oggi raccolgono dati epidemiologici sulla psoriasi.
“Una patologia con la quale è difficile convivere perché, oltre ad essere caratterizzata da fastidiosi sintomi (dal dolore articolare e il prurito cutaneo) non guarisce e, se non trattata adeguatamente, tende a ripresentarsi in forme anche peggiori”, spiega Paolo Misericordia, Medico Chirurgo specializzato in Endocrinologia e Responsabile Centro Studi e Area ICT di FIMMG, nonché tra i docenti del corso ECM di Consulcesi, che si unisce all’appello dell’IFPA invitando a riconoscere “la salute mentale come una parte significativa della vita con la malattia psoriasica”.
Fattori come lo stress, infatti, possono contribuire notevolmente all’esacerbazione della malattia. “Eventi stressanti possono essere responsabili dell’insorgenza della patologia e/o innescare nuove reazioni cutanee. A loro volta, i sintomi fisici sono sia fisicamente che emotivamente stressanti e possono portare a privazione del sonno, stanchezza ed effetti negativi sul benessere psicologico”, aggiunge l’esperto.
Il risultato? Una prima indagine globale sul tema della felicità nelle persone affette da psoriasi ha riportato che il 54% degli intervistati sperimenta un livello di stress e ansia superiore alla media, scrive l’IFPA.
Sebbene oggi grazie a nuove terapie, farmaci locali e sistemici, è possibile ‘spegnere’ quasi tutte le forme della patologia, come sottolineano anche gli esperti nel corso, “ancora troppi casi vengono ‘trascinati’ nel tempo, di specialista in specialista, prima di giungere ad una gestione pressoché ottimale della condizione”.
Come spiega ancora Misericordia, tra le cause principali, oltre alla multifattorialità che caratterizza la patologia e che si concretizza nell’insorgenza di altre comorbidità, spesso si assiste ad una scarsa compliance alle cure e ad una collaborazione da migliorare tra medici di famiglia e specialisti che dovrebbe essere finalizzata alla sinergia più efficace per il follow-up della malattia.
“Sappiamo che la carenza di Medici di Medicina Generale fa sì che quelli presenti hanno in carico un numero di pazienti ben superiore ai livelli ideali per poter dedicare a tutti le dovute attenzioni – commenta l’endocrinologo – ma oggi, anche grazie alla telemedicina i diversi specialisti impegnati nella gestione del paziente affetto da psoriasi possono collaborare molto più proficuamente, migliorando notevolmente la qualità della vita di questi”.
Accanto alla condivisione di cartelle cliniche, terapie e immagini delle manifestazioni cutanee, gli esperti suggeriscono allora una condivisione di strategia tra i professionisti, “dal reumatologo al dermatologo, passando per lo psicologo e il nutrizionista”, per “un approccio integrato e multidisciplinare che non trascuri il benessere mentale del paziente e metta questo nella condizione di vivere più serenamente possibile la patologia cronica”, conclude Misericordia introducendo il corso disponibile fino al 31 dicembre, data ultima per il conseguimento dei crediti formativi ECM obbligatori previsti per tutti i camici bianchi.