Dopo queste lunghe settimane trascorse chiusi in casa in quarantena, moltissimi italiani hanno visto il sole soltanto dalla finestra. I più fortunati da terrazzi o giardini. Insomma non a sufficienza da fare il pieno di vitamina D, una preziosa alleata per il nostro organismo. Mai come quest’anno, quindi, moltissimi nostri connazionali potrebbero riportare carenze della cosiddetta vitamina del sole da richiederne l’assunzione per vie eccezionali. «Tramite l’alimentazione e, in alcuni casi, con appositi integratori», spiega Silvia Migliaccio, segretario generale della Società Italiana di Scienze dell’Alimentazione e professore associato dell’Università del Foro Italico di Roma. «In generale, la nostra principale fonte di vitamina D sono i raggi solari, qualcosa a cui ci siamo potuti esporre poco in queste settimane», spiega l’esperta, tra le protagoniste della nuova collana formativa ECM sul Covid-19 di Consulcesi, in particolare nei corsi su «Nutrizione ai tempi del coronavirus». Il perché la vitamina D sia fondamentale per la nostra salute è presto detto. «La vitamina D svolge diverse importanti funzioni a livello del nostro organismo», dice Migliaccio. «Innanzitutto, aiuta a far assorbire il calcio che introduciamo con gli alimenti da parte dell’intestino. Poi aiuta – continua – i processi di mineralizzazione a livello scheletrico, prevenendo il rachitismo nell’infanzia e l’osteomalacia negli anziani. Inoltre, dati recenti mettono i bassi livelli di vitamina in correlazione con una minore risposta immunitaria, con alterazione dell’omeostasi dei glucidi (cioè con una ridotta capacità di rifornire il tessuto nervoso di una adeguata quantità di glucosio), con la ridotta funzionalità muscolare negli anziani, con la predisposizione per alcune tipologie tumorali. Da qui nasce la necessità di portare la «vitamina del sole» sulle nostre tavole o, sotto consiglio medico, di reperirla in farmacia. «La vitamina D è contenuta soprattutto in alimenti grassi quali salmone, sgombro e tonno», spiega Migliaccio. «La possiamo trovare anche nell’olio di fegato di merluzzo, nel tuorlo d’uovo, nel burro e, in generale, nei formaggi più grassi. Tuttavia, la quantità contenuta in questi alimenti – prosegue – è relativamente bassa, e nei casi di deficienza l’alimentazione non riesce a sopperire alle necessità dell’organismo. In questi casi è utile fare ricorso ad un integratore che permetta di ripristinare i normali valori ematici. Le modalità d’integrazione possono essere mediante il colecalciferolo o mediante il calcifediolo, che possono essere assunti con diverse posologie». In generale, sarà da valutare in ogni singolo individuo l’eventuale necessità di integrare specifici nutrienti. «La buona notizia è che se l’alimentazione durante la quarantena si è mantenuta corretta ed equilibrata, seguendo lo schema della dieta mediterranea e quindi con 5 porzioni di frutta e verdura (con un introito calorico adeguato alle necessità dei singoli individui) non si dovrebbero manifestare carenze specifiche né di sali minerali né di vitamine», specifica Migliaccio. «Inoltre, una graduale ripresa dell’attività fisica all’aperto, aiuterà a ripristinare la massa muscolare che purtroppo è stata poco sollecitata», conclude.